La Prima Accademia dei Lincei

Il 17 agosto del 1603, Federico II Cesi, fondò l'Accademia dei Lincei, presso la sua abitazione di Roma in Via della Maschera d'Oro. L'Accademia era composta da lui stesso, nominato Principe dei Lincei, Anastasio de Filiis, Francesco Stelluti e Joannes Van Heeck.

Fin da subito l'iniziativa del giovane Federico venne ostacolata dal padre, Federico I, che impedì ai lincei di riunirsi e portare avanti gli obiettivi che si erano prefissati come scienziati e studiosi. Le continue liti e vessazioni, costrinsero il Principe dei Lincei, nel 1609, a fuggire letteralmente da Roma per rifugiarsi nel Palazzo in Umbria, riunire finalmente i suoi amici e colleghi e cominciare seriamente gli studi. Da questo momento in avanti, l'Accademia e i lavori ad essa legati proseguirono speditamente e Federico Cesi trovò in Acquasparta un luogo accogliente e ospitale dove poter elaborare e studiare le sue teorie.

Nel 1611, l'Accademia accolse tra le sue fila uno dei suoi studiosi più importanti: Galileo Galilei. Galilei condivise con Federico Cesi, le sue invenzioni, come il telescopio -che Federico utilizzò per guardare il cielo e di cui scrisse all'amico Stelluti – e il microscopio, detto "occhialino". Quest'ultimo fu inviato in dono dallo studioso al Principe dei Lincei, il quale, insieme allo Stelluti, lo utilizzò per una delle pubblicazioni più importanti dell'Accademia: "Apiarium-Melissographia".

Il documento storico dell'Apiarium contiene il primo disegno scientifico sulle api mai prodotto, grazie all'utilizzo dell'invenzione del Galilei che permise ai Lincei di approfondire uno studio di incredibile interesse. Proprio nelle sale del Palazzo Cesi di Acquasparta, Galileo, Federico e gli altri accademici, discussero a lungo di scienza, confrontando le loro teorie e mettendo le basi per la difesa a favore degli studi di Galileo dalle accuse di eresia della Chiesa e mettendo giorno dopo giorno le basi di quella che oggi conosciamo come scienza moderna.

L'emblema dell'Accademia è la Lince, animale dotato di acume visivo straordinario, a sottolineare lo spirito di osservazione e di indagine e relativi approfondimenti con i quali i quattro soci, ciascuno con un nome e un motto accademico, si dedicarono alle ricerche. Nacque allora quel nuovo tipo di sapere concernente la "scienza della natura" - (cit.) "da indagarsi con libera osservazione sperimentale, di là da ogni vincolo di tradizione e autorità" - che oggi chiamiamo "scientifico" e che prima di allora non aveva avuto un esplicito riconoscimento universale; un approccio agli studi non vincolato alle precedenti convinzioni di Aristotele e Tolomeo, che con la nuova scienza si rimetteva in discussione.


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Esplora ogni opera del Palazzo e scopri la storia della Prima Accademia dei Lincei, a partire dall'iscrizione sopra la porta che conduce alla Sala del Trono, all'interno della Sala degli Imperatori, dove compare il primo vero manifesto dell'Accademia: 

"Il culto di Dio ottimo massimo e delle sue opere/, L'assidua contemplazione della universale macchina del mondo./La mente sempre nutrita dagli scritti e dai detti dei sapienti/, pienamente appagata da ciò che possiede/ e non mai spinta da bramosie verso le cose altrui,/ mossa invece dalla volontà di aiutare e soccorre. /Costumi che siano degni di te stesso e che giovino agli altri./ Il legame di un'amicizia autentica/ e di una consuetudine fondata sulla probità./Equilibrata moderazione nei rapporti con i sudditi/ con i familiari, con le ricchezze. Amore per il lavoro, odio per l'ozio./ Che le tue opere siano capaci di durare nel tempo/ che siano meritevoli in ossequio alla sincera fedeltà verso i maggiori/ e di perenne utilità per tutti. /Queste cose sono degne di un uomo, di un nobile, di un principe:/esse generano buona fama, ricchezza vera, felicità, la gloria stessa. /Federico Cesi, il principe dei Lincei. Volle in tal modo/ammonire se stesso ed i suoi, per sempre"


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